"DOPO QUASI OTTO MESI MI TROVAVO
DI NUOVO DINANZI AI RAPPRESENTANTI DELLA VERA PATRIA..."
Don Umberto Peccerillo - Parroco
Il 16 aprile 1944 nella stessa cava di pozzolana
vennero fucilati MARINO CANTELLI di Luigi e di Bussolari Ambellina, nato
a S. Giovanni in Persiceto (Bologna) il 21-VI-1922, del quale non ci è
noto né il grado, né il reparto militare, ed ENRICO MENICOCCI
di Rizzieri e di Spadani Ildegonda, nato a Marsiglia il 19-111-1924, del
quale parimenti è sconosciuto il grado e il reparto militare.
Ecco la relazione del sacerdote che li assistette
sacerdote che li assistette, don Umberto Peccerillo parroco di Portico:
«Nel sedici aprile 1944 Monsignor Baccarini,
Arciverscovo di Capua, mi obbligava ad andare nel carcere di S. Maria C.
V. per portare la parola di conforto ai giovani fascisti Cantelli Marino
e Menicocci Enrico, ambedue condannati a morte nel marzo del 1944.
«Alle ore 7 precise antimeridiane mi trovai
nel carcere suddetto e bruciavo dal desiderio di avvicinare subito detti
giovani per dire la parola della religione ad essi che erano in procinto
di spiccare il volo per l'eternità. Un nodo mi stringeva alla
gola. Dopo quasi otto mesi mi trovavo di nuovo dinanzi ai rappresentanti
della vera Patria che dagli invasori venivano considerati come traditori,
ma dalla gente bennata erano considerati come i degni figli d'Italia, purissimi
eroi che avrebbero preparato la riscossa per perpetuare, idealmente
allora e realmente in seguito, la tradizione di operosità fascista
che in vent'anni aveva rialzate le sorti d'Italia.
«Li abbracciai in carcere e li confessai.
I Sacramenti loro amministrati furono la mia edificazione. Forse nel mio
ministero parrocchiale non ho trovato ancora giovani d'oro come quelli
che, genuflessi dinanzi a me, stavano per ascoltare la parola del Signore.
Dopo la confessione, in un cantuccio del carcere piangevo dirottamente
al vedermi circondato da quella plebaglia di sbirri inglesi che armati
di tutto punto mi guardavano in cagnesco. Alle ore 9,45 siamo usciti dalle
celle. Che scena di terrore! Nel carcere da per ogni dove si sentivano
grida di terrore degli altri carcerati condannati per reati comuni che
piangevano per la triste sorte dei loro fratelli; sembrava che a momenti
fosse scoppiata la rivolta tra gli agenti di custodia e gli inglesi.
«Tre macchine accompagnarono il triste corteo,
una prima di indiani, la seconda con i condananti e la terza portava me
ed un maggiore americano al luogo della «giustizia».
Alla Cava di pietra due paletti erano pronti, vicino
ai quali con una fune furono legati i due giovani. Una benda copriva i
loro occhi ed un mirino veniva posto sul loro cuore. Detti giovani avrebbero
voluto essere liberati da dette bende per guardare ancora una volta, come
essi dicevano, in faccia i loro giustizieri, perdonarli forse e morire,
ancora una volta guardando e salutando il bel cielo d'Italia per la quale
avevano tanto sofferto e lottato. Una scarica di otto fucili li fulminava
sull'istante. In due casse già pronte venivano composte le loro
salme e poi portati al cimitero di S. Maria C. V. Onore e gloria agli eroi
ed ai patrioti che dal cielo assisteranno alla resurrezione della Patria
calpestata. Il loro spirito aleggerà attorno ai veri loro compagni
che nel fecondo silenzio dell'Idea che non morrà aspettano il momento
di poter loro innalzare un cippo marmoreo che dovrà essere la piccola
Fiamma che dovrà accendere il sacro fuoco apportatore di luce nella
Patria infranta ma non abbattuta».
LETTERE DEI CADUTI DELLA REPUBBLICA SOCIALE
ITALIANA [stralcio da] L’Ultima Crociata Editrice.
1990 Associazione Nazionale Famiglie Caduti e Dispersi della RSI (Indirizzo
e telefono: vedi EDITORI)
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